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La voce delle donne

  • Writer: Aurora Monteforte
    Aurora Monteforte
  • Jan 13, 2022
  • 8 min read

“Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere di buona volontà.”
Margaret Atwood

Ciao a tutti e buon anno!

Vi auguro un 2022 pieno di felicità e soddisfazioni.

Vorrei iniziare l’anno non con una recensione ma con un articolo dedicato ad un argomento che mi sta particolarmente a cuore e per farlo citerò un libro che ho già recensito e la serie tv che vi hanno tratto. Sto parlando de “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood.

Chi mi conosce sa bene quanto sia importante per me il tema della discriminazione di genere e ogni puntata che vedo di questa serie tv e ogni pagina che ho letto è, ed è stata, una stilettata al cuore.

E’ un mondo distopico, sì, che sa pericolosamente di vero.

La rabbia, la paura, il desiderio di vendetta e quello di libertà sono solo alcuni dei sentimenti che avviliscono le donne protagoniste di questa storia che nella sua complessità mi ricorda le sorti delle donne Afgane, ma non solo (in seguito vi mostrerò come queste discriminazioni, queste violenze, sono perpetrate anche nei paesi occidentali, senza nessuna apparente dittatura).

Qualche sera fa ho rivisto (per la centesima volta probabilmente) un vecchio film di Kevin Smith. E’ del 1999 e il suo titolo è “Dogma”.

Uno dei personaggi di questa produzione è Serendipity (interpretata da una giovanissima nonché bellissima Salma Hayek), un’antica musa. In uno dei suoi discorsi rivela che Dio è in realtà una donna e che le scritture, essendo state scritte da degli uomini, pongono la donna in un ruolo marginale e sfavorevole. Basti pensare che, nelle sacre scritture, la donna nasce dalle ossa e dalla carne dell’uomo e già questo basterebbe a relegarla a un ruolo di gregario. Non una creatura pensata per la propria vita ma per allietare la vita degli uomini alla quale, sempre secondo le sacre scritture, è assoggettata totalmente.


Vi vorrei riportare un po' di dati che si possono ritrovare facilmente su Internet ma che io ho preso studiandomi "L'atlante delle donne" di Joni Seager edito da Add Editore.


Questo atlante ricco di dati ci aiuta ad aprire finalmente gli occhi e ci permette di abbracciare con un unico sguardo tutto il mondo. Solo così si può capire in modo inequivocabile qual è la vera situazione delle donne, quali progressi sono stati fatti e quali sono le distanze ancora da colmare.

Con un meticoloso lavoro di ricerca e analisi, Joni Seager, geografa e docente di Global Studies alla Bentley University, racconta il mondo femminile in tutti i suoi aspetti: lavoro, salute, educazione, disuguaglianze, maternità, sessualità, contraccezione, aborto, alfabetizzazione, ricchezza, povertà, potere, diritti, femminismo...

Info-grafiche colorate, cartine e schede sono la chiave per entrare in universo in cui, ancora oggi, le donne devono chiedere permesso a un uomo per uscire di casa, o sono costrette a interrompere gli studi per mancanza di politiche che le tutelino, in cui subiscono le violenze, spesso da parte del partner, o in cui non possono praticare alcuni sport perché a loro vietati.



Un mondo di gabbie:


Il governo che, più degli altri, utilizza il potere statale per tenere le donne al loro posto è l'Arabia Saudita. Il sistema legale saudita si basa quasi interamente sulle leggi religiose. Le fatwa religiose su ciò che le donne possono o non possono fare sono intrecciate con le leggi statali che codificano le restrizioni nei confronti delle donne. La "tutela maschile" è al centro del sistema di controllo: ogni donna saudita deve avere un tutore maschio, di solito un padre o un marito, ma anche un fratello o un figlio, che ha il potere di prendere molte decisioni fondamentali a suo nome.

Le donne hanno bisogno del permesso da parte di un tutore maschile per:

- Viaggiare all'estero;

- Ottenere un passaporto;

- Sposarsi;

- Studiare all'estero con una borsa di studio statale;

In Arabia Saudita le donne devono vestirsi "con sobrietà" in pubblico, coperte da capo a piedi. Questa restrizione può rivelarsi fatale infatti nel 2002, 15 studentesse sono morte in un incendio nel loro dormitorio dopo che la polizia religiosa le ha bloccate, vietando loro di lasciare l'edificio e proibendo ai vigili del fuoco di entrare perchè le ragazze non erano vestite adeguatamente.

 
  • In Congo le donne sposate devono richiedere il permesso del marito per questioni legali, come l’apertura di un conto in banca;

  • In Kuwait gli uomini possono divorziare unilateralmente; le donne possono chiedere l’istanza di divorzio solo su basi giuridiche limitate;

  • In Sudan le donne hanno bisogno del permesso del tutore maschile per ottenere un documento d’identità e per poter viaggiare sia all'interno che all'esterno del paese;

 

Abbigliamento offensivo:


L’abbigliamento femminile vietato dal governo in nome del rispetto del decoro morale e dell’ordine sociale:

  • In Sudan l’abbigliamento indecente include gonne corte e pantaloni;

  • In Corea del Nord i pantaloni;

  • In Uganda gonne corte e shorts;

  • In Arabia Saudita pelle o capelli scoperti;

  • Francia non è possibile indossare il burqa ne il niqab mentre in Belgio e in Austria è vietato solo il burqa.

 

Matrimoni riparatori:

Quando ho letto questi dati sono rimasta shockata.


Il codice penale di diversi Paesi permette a uno stupratore di evitare la condanna se sposa la propria vittima e, nella maggior parte dei casi, è irrilevante che lei acconsenta al matrimonio o meno. Nel nome del mantenimento dell’onore sono spesso i membri stessi della famiglia che costringono le donne vittima di violenza a sposarsi.

 

Stupro:


  • Negli Stati Uniti in media il 19% delle donne è stata stuprata almeno una volta. Il 39% delle donne indiane americane o native dell’Alaska sono state stuprate.

  • Nel 2015 la polizia nel Canada ha registrato 27 mila casi di violenza sessuale;

  • In Europa solo il 14% delle accuse di stupro diventa una condanna.

  • In Italia, la percentuale di donne tra i 16 e i 70 anni che, nel corso della vita, ha subito una violenza sessuale è del 21% (Dati Istat 2014)

  • Nel 2014 la polizia ha registrato quasi 9000 casi di violenza sessuale.

  • In India, nel 2013, la polizia ha registrato 117 mila stupri. Si stima che l’1% delle vittime denunci il crimine alla polizia. Le ragazze adolescenti subiscono il 24% delle violenze sessuali sebbene rappresentino solo il 9% della popolazione femminile.

 

Stupro in casa:


In molti Paesi, lo stupro all'interno del matrimonio non è definito esplicitamente un crimine. In altri lo stupro è consentito nel matrimonio.

  • Bahamas: nel 2009 è stato proposto un progetto di legge per criminalizzare lo stupro all’interno del matrimonio. Di fronte a una significativa opposizione il progetto è stato abbandonato.

  • Iran: l’articolo 1108 del codice civile iraniano obbliga le donne a soddisfare i bisogno sessuali dei mariti in ogni momento. Il rifiuto di una donna a impegnarsi in attività sessuale con il marito costituisce disobbedienza e può escluderla dal diritto di mantenimento.

  • India: nell'agosto 2017 il governo indiano ha depositato un atto giudiziario formale contro la criminalizzazione dello stupro nel matrimonio. Il governo ha espresso la preoccupazione secondo cui la criminalizzazione dello stupro all'interno del matrimonio potrebbe “destabilizzare l’istituzione del matrimonio e diventare un facile strumento per le donne contro mariti assillanti”.

 

Femminicidio:

Gli uomini hanno paura che le donne ridano di loro.
Le donne hanno paura che gli uomini le uccidano.
[Margaret Atwood]
  • Nel 2015, negli Stati Uniti, più di 1800 donne e ragazze sono state uccise (in crimini con una sola vittima e un solo assassino). Più del 90% sono state uccise da uomini. Pochissime sono state uccise da sconosciuti: nel 50% degli omicidi di donne l’omicida è il partner. Solo il 5% degli uomini sono stati uccisi dalla partner. E' 70 volte più probabile che una donna venga uccisa nelle settimane immediatamente successive alla separazione dal partner violento rispetto a qualsiasi altro momento della relazione.

  • In Canada è 3 volte più probabile che le donne indigene subiscano violenza rispetto alle donne non indigene e 4 volte più probabile che siano vittime di omicidio.

  • In Inghilterra e Galles la violenza domestica porta all'uccisione di circa 100 donne e 30 uomini ogni anno. In media, una vittima di violenza domestica sopporta 35 aggressioni prima di chiamare la polizia.

  • Nei Paesi Bassi più della metà delle donne uccise tra il 2011 e il 2015 è morta per mano dell’attuale o precedente partner; nello stesso periodo solo un terzo circa degli uomini uccisi sono stati assassinati da un conoscente.

  • In Germania nel 2015, all'interno di una relazione, 127457 persone sono state bersaglio di omicidio, violenza fisica, stupro, aggressione sessuale, minacce e stalking. L’82% di queste sono donne.

  • In Russia si stima che circa 14000 donne vengono uccise ogni anno dai propri partner.

  • In Giappone, in media, una donna viene uccisa dal partner o dall'ex partner ogni tre giorni.

Questi sono solo alcuni dei temi trattati nell'"Atlante delle donne" ma se vi interessa l'argomento troverete in questo manuale tutto ciò di cui avrete bisogno per sapere in che condizioni vivono le donne e non solo. E' un libro che le donne dovrebbero avere. E' un libro che gli uomini devono leggere, senza alcuna eccezione.

 

Vi chiederete perché ho scritto quest’articolo...

Forse perché mettere nero su bianco rende più reale ciò che accade nel mondo.

Forse perché ci avviciniamo pericolosamente ad una realtà troppo simile a quella che si vede a Gilead (per chi non lo sapesse è il nome dei nuovi Stati Uniti nel romanzo “Il racconto dell’ancella”).

Forse perché è arrivato il momento di alzarci e smetterla di consentire ad altri di dirci cosa dobbiamo fare, come, quando e perché.


Quando sentiamo esponenti del governo dire, cito: “È naturale che i maschi siano più appassionati a discipline tecniche, tipo ingegneria mineraria per esempio, mentre le femmine abbiano una maggiore propensione per materie legate all'accudimento, come per esempio ostetricia.”, o quando li sentiamo asserire che siamo meno portate, siamo meno disposte, siamo brave nell'accudire perché è la nostra indole, o li sentiamo dire che non possiamo essere ciò che vogliamo perché siamo donne, dovremmo alzarci e ribaltare loro le scrivanie, dimostrare che di debole nel nostro essere donne ci sono solo le persone che vogliono relegarci a fare ciò che loro credono dobbiamo fare.

Quando sentiamo che una donna è stata uccisa, picchiata, stuprata da un uomo che millantava di amarla noi dovremmo urlare e piangere perché è morta solo perché è una donna.

Quando ci dicono che dobbiamo fare figli, ci dobbiamo sposare, dobbiamo mettere su famiglia e non possiamo essere legate all'interesse di fare carriera o, semplicemente, non siamo interessate a mettere al mondo una creatura, noi dobbiamo fare un muro contro di loro e fargli capire che il corpo è il nostro e loro devono finirla di mettere bocca in questioni che non sono le loro.

Quando vogliono tapparci la bocca noi dobbiamo urlare.

Quando vogliono inginocchiarci noi dobbiamo alzarci con tutte le nostre forze.


E badate bene il mio messaggio non è solo contro gli uomini che ci discriminano ma anche, e forse soprattutto, contro quelle donne che sono le prime nemiche delle donne.


È impressionante il quantitativo di donne alla quale non solo sta bene sottostare a questa discriminazione che, consentitemelo, nel 2022 è ridicolo e denigrante, ma che per prime prendono parte a queste ingiustizie perpetrate.

Nel 2022 ci sono ancora donne che credono giusto sottostare alla volontà del marito e che combattono contro coloro le quali vorrebbero semplicemente essere libere di scegliere ciò che fare di se stesse, della loro vita e del loro corpo.


La citazione che ho inserito all'inizio di questo articolo non è casuale:

"Ignorare non è come non sapere, ti ci devi mettere d'impegno".


Noi le cose le sappiamo e le vediamo e se non diciamo nulla, non facciamo nulla, non ci muoviamo, statiche nella nostra condizione, allora siamo complici.


Aurora


 

Alcuni comportamenti di cui sono vittime le donne nella loro vita:


  • Femminicidio: qualsiasi forma di violenza esercitata sistematicamente sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuarne la subordinazione e di annientarne l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico, fino alla schiavitù o alla morte.

  • Stalking: insieme di comportamenti persecutori ripetuti e intrusivi, come minacce, pedinamenti, molestie, telefonate o attenzioni indesiderate, tenuti da una persona nei confronti della propria vittima.

  • Mobbing: sistematica persecuzione esercitata sul posto di lavoro da colleghi o superiori nei confronti di un individuo, consistente per lo più in piccoli atti quotidiani di emarginazione sociale, violenza psicologica o sabotaggio professionale, ma che può spingersi fino all'aggressione fisica.

  • Mansplaining: deriva dall’unione di ‘man’ (uomo) e ‘explaining’ (spiegare), e indica la pratica perpetrata solitamente da uomini che, dissimulando il loro agire con toni bonari e paternalistici volti a mantenere un atteggiamento politicamente corretto, presumono di essere qualificati a spiegare (solitamente ad una donna) un concetto sul quale non necessariamente siano più ferrati del loro interlocutore di sesso femminile.

  • Catcalling: Per alcuni è “l’ultima frontiera delle violenze di genere“, per l’Accademia della Crusca si configura, come una ‘molestia sessuale, prevalentemente verbale, che avviene in strada’ attraverso fischi, strombazzate dall’auto, apprezzamenti di cattivo gusto rivolti alle donne, indirizzati al corpo della vittima o al suo atteggiamento, domande invadenti, perfino insulti veri e propri.


Per tutte coloro abbiano bisogno di aiuto consultate il sito:

o contattate il 1522 telefonicamente.

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