Love Unfiltered - Apparire o Essere
- Aurora Monteforte
- Nov 14, 2024
- 4 min read

Ciao a tutt*!
Vi presento “Love Unfiltered”, un luogo dove vi parlerò a cuore aperto, di tutti i miei pensieri, di tutte le mie esperienze che hanno a che fare con il mondo dell’editoria, della lettura, della scrittura ma non solo. “Love Unfiltered” è uno spazio sicuro dove condividere e parlare di qualsiasi cosa.
Inauguro questa rubrica con una verità agghiacciante che non riesco più a tenermi dentro perciò:
“Apparire o Essere”?
In molti mi chiedono come mai ho questa passione della scrittura.
“Com’è che hai iniziato a scrivere? Perché lo fai?”
Ho riflettuto molto su questo quesito; ho riflettuto molto su che risposta dare e con una lunga analisi ho trovato la risposta ma devo ammettere che mi spaventa alquanto.
Scrivo perché questo mondo mi fa paura.
Ho iniziato a scrivere da bambina, avevo forse dodici anni quando ho scritto la mia prima poesia e forse tredici quando ho scritto la mia prima fan fiction su “Rossana” (sì, il cartone animato del pomeriggio su Italia Uno) e già da allora mi sentivo diversa. Capiamoci, sono stata una ragazzina normalissima, con le passioni di tutte le ragazzine, con gli stessi hobbies, gli stessi interessi, eppure certe volte mi sentivo un pesce fuor d’acqua (mi ci sento anche ora!). Ero (in realtà lo sono ancora) ipersensibile, mi lasciavo meravigliare da qualsiasi cosa (e per mia fortuna e per mia sfortuna mi accade ancora di guardare il mondo con gli occhi pieni di incanto e stupore, nel bene e nel male), avevo la testa piena di storie e di fantasie e avevo anche millemila domande. Forse è stato proprio per questo che sono stata un’adolescente ribelle; non ero troppo problematica, non ho mai fatto niente di estremo, ma ero infelice, lo ero davvero, perché vedevo un mondo che mi stava stretto – senza neanche sapere cos’è che non mi rendeva soddisfatta – e volevo urlare a tutti qualcosa, qualsiasi cosa, volevo cambiare il mondo perché quello in cui vivevo mi faceva schifo ma non potevo e per questo ero frustrata. Poi una delle mie pochissime persone preferite tra tutte – mia madre – una sera di massima frustrazione mi ha detto una grande verità: “Nessuno di noi può cambiare il mondo intero ma, indubbiamente, possiamo fare ciò che possiamo per cambiare il nostro di mondo”.
Non penso dimenticherò mai quella sera. Eravamo in camera mia, prima c’era un divano letto verde in quella stanza ed era accanto al pc. Io ero al PC e mamma sul divano, a parlare. Cosa rara per l’epoca, solo io, lei e chi viveva in casa nostra sapeva quanto fossi testarda e quanto avessi tirato fuori dalla mia vita proprio una delle persone che più mi hanno insegnato (e continua a farlo) e che più mi ama nel mondo. Comunque, tornando a noi, le parole di mia madre hanno influito tanto su ciò che ho fatto nella mia vita e ho lottato sempre affinché rendessi almeno il mio mondo come lo volevo.
Ci sono riuscita?
Nì.
Ho trentasette anni e galoppo rapidamente per i trentotto e ho capito che non tutto va come vuoi che vada ma non è detto che sia un male, eh! Alla fine ci sono cose che potrebbero addirittura andare meglio di come te le sei immaginate. Sicuramente qualcosa va peggio ma tant’è, questa la vita ed è meravigliosa così.
Però quello è stato il momento in cui ho pensato a quanto mi sarebbe piaciuto raccontare un mondo che mi piacesse, un mondo a dimensione di me e ho iniziato a scrivere.
Solo che il mondo non è migliorato affatto, anzi, se possibile non è mai stato brutto come lo è ora.
Le guerre, la povertà, la crisi economica, siamo a un passo dal default, la crisi ambientale (la fine del mondo è ora eh! Non domani, non dopodomani né fra un anno), la mancanza di sensibilità, la morte delle relazioni, l’incapacità di interfacciarsi e quella di relazionarsi.
La bruttissima verità dove “apparire” vale molto più dell’ “essere”.
La mia generazione e quella precedente, abbiamo lottato e stiamo lottando per dare alla donna una dignità, il valore che si merita, l’emancipazione di cui abbiamo diritto e poi ci sono le nuove generazioni che ci sviliscono come figure riducendoci a meri oggetti sessuali.
Il “pacco tour” o il “calippo tour” sono la sconfitta di questa società sterile, asettica, fredda, dove non c’è l’educazione all’emozionalità e al sentimento ma solo la liberalizzazione del sesso e del mostrare il proprio corpo. Quando noi lottiamo affinché possiamo andare in giro in minigonna senza che nessuno possa dirci niente non lo facciamo perché le prossime generazioni debbano vendersi e svendersi sentendosi autorizzate nell’intimo, passando quel gesto come emancipazione.
Mannaggia la misera, ragazzine! Ci state portando indietro di decenni! Non siete libere ne emancipate a farvi pagare per andare a valutare i membri maschili perché passate solo per prostitute e non è questa l’emancipazione! L’emancipazione è altro!
Scusatemi, oggi sono un fiume in piena. Ho visto una ragazzina che conosco e che ho fatto fatica a riconoscere per com’era conciata e come l’ho vista io l’avranno vista tutti e magari avrà ricevuto tantissimi commenti lusinghieri (per quanto possano essere lusinghiere parole che tutti noi possiamo immaginare) ma poi, dopo questo che resta?
Si dovrebbe ritrovare la bellezza dello spessore emotivo e personale; si dovrebbe ritrovare il valore delle relazioni a prescindere dal sesso; si dovrebbe ritrovare il piacere nel conoscere le persone e non scaricare Tinder e swipare solo ed esclusivamente per un fine ultimo e fisico.
Si dovrebbe ritrovare la meravigliosa leggerezza dell’Essere.
Ed ecco, signor giudice, perché ho iniziato a scrivere e non stacco mai il naso da un libro. Il mondo che creo e che trovo dentro le pagine vergate di inchiostro è nettamente più bello di quello che è diventato questo.
E ora vado a riflettere sul fatto che questi ragazzini saranno i nostri prossimi medici, avvocati, educatori, politici, ingegneri, architetti, archeologi, artisti, musicisti, scrittori.
O forse no… forse saranno solo dei commentatori di pacchi.
Un abbraccio,
Aurora
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